La Guida Passo-Passo per Rinvasare le Piante
Curare l'apparato radicale è fondamentale per la salute delle piante. Vi spieghiamo come rinvasarle e dividere i cespi
Dividere e spostare le piante da un vaso all’altro, o in piena terra, sono alcune delle operazioni che si fanno più spesso (a partire dal rinvaso di una pianta appena comprata), sia in giardino che in terrazza o balcone.
Il periodo ottimale per il rinvaso è tra l’autunno e l’inverno (ma spesso anche all’inizio della primavera) approfittando del periodo di riposo delle piante.
Sono tecniche fondamentali, che bisogna eseguire periodicamente, pena un deperimento generale e scarse fioriture.
Molto spesso dietro una domanda come: “Perché la mia pianta non cresce più?” c’è un mancato rinvaso, un sovraffollamento radicale o un terriccio esaurito. Rinvasare e dividere consentono di rinnovare il terriccio e dare alle piante un po’ più di spazio per le radici, quindi rafforzarle.
Sono tra l’altro due delle operazioni più gratificanti perché il risultato è visibile in pochi giorni, anche se spesso si rende necessario sfoltire la chioma delle piante.
Il periodo ottimale per il rinvaso è tra l’autunno e l’inverno (ma spesso anche all’inizio della primavera) approfittando del periodo di riposo delle piante.
Sono tecniche fondamentali, che bisogna eseguire periodicamente, pena un deperimento generale e scarse fioriture.
Molto spesso dietro una domanda come: “Perché la mia pianta non cresce più?” c’è un mancato rinvaso, un sovraffollamento radicale o un terriccio esaurito. Rinvasare e dividere consentono di rinnovare il terriccio e dare alle piante un po’ più di spazio per le radici, quindi rafforzarle.
Sono tra l’altro due delle operazioni più gratificanti perché il risultato è visibile in pochi giorni, anche se spesso si rende necessario sfoltire la chioma delle piante.
L’apparato radicale era così fitto da dover tagliare il vaso con una lama.
Rinvasare periodicamente consente un ricambio di terriccio, un “aggiustamento” della tessitura, integrazione di nutrienti e di liberare spazio per le radici.
Dopo un rinvaso spesso è necessario ridurre la chioma delle piante per diminuire la traspirazione dal fogliame e incoraggiarne la ripresa, ma nel volgere di poco tempo, a volte già di pochi giorni, si notano ricacci vigorosi, cosa che è in sé assai gratificante.
In alcuni casi, se la pianta lo consente, si può contemporaneamente provvedere a una divisione.
Rinvasare periodicamente consente un ricambio di terriccio, un “aggiustamento” della tessitura, integrazione di nutrienti e di liberare spazio per le radici.
Dopo un rinvaso spesso è necessario ridurre la chioma delle piante per diminuire la traspirazione dal fogliame e incoraggiarne la ripresa, ma nel volgere di poco tempo, a volte già di pochi giorni, si notano ricacci vigorosi, cosa che è in sé assai gratificante.
In alcuni casi, se la pianta lo consente, si può contemporaneamente provvedere a una divisione.
Una volta scoperto il pane di terra si possono controllare le radici, la qualità del terreno, togliere le infestanti. Nel caso di piante di resistenza comprovata come questa, si può eliminare tutta la terra esaurita per sostituirla. Su piante più delicate siate gentili, bucando delicatamente il pane di terra e tirando via bulbetti o rizomi di infestanti con le dita. Non fate l’errore di pensare che sia giusta l’equivalenza “pianta grande=vaso grande”. Se il pane di terra è piccolo, inserirlo in un vaso troppo ampio sarà il peggiore errore. Il contenitore deve essere proporzionato alle dimensioni della pianta, ma non deve mai essere sovradimensionato, specie se la pianta è giovane. La tecnica corretta è accompagnarne la crescita in contenitori di dimensioni via via più grandi.
Piantagione da vaso alla piena terra
Quando il vaso è ormai colmo o alcune piante tendono a soffocare le altre, si rende necessario un rinvaso con divisione dei distinti apparati radicali.
In questo vaso avevo un giovane Miscanthus sinensis ‘Zebrinus’, cresciuto molto rapidamente fino a soffocare una Stipa tenuissima, dei grossi cespi di Thulbaghia violecea e una Salvia chamaedryoides.
Ho preferito collocare il Miscanthus in piena terra, per consentirgli di espandersi e alzarsi, la Stipa invece l’ho rinvasata a parte: la competizione radicale era stata eccessiva e l’aveva indebolita. In seguito a diversi “incidenti di percorso” l’ho purtroppo persa, ma ne avevo altre nate da seme.
Anche in questo caso non ho atteso l’autunno, ma ho lavorato nella prima parte della primavera, quando le temperature non erano alte.
Quando il vaso è ormai colmo o alcune piante tendono a soffocare le altre, si rende necessario un rinvaso con divisione dei distinti apparati radicali.
In questo vaso avevo un giovane Miscanthus sinensis ‘Zebrinus’, cresciuto molto rapidamente fino a soffocare una Stipa tenuissima, dei grossi cespi di Thulbaghia violecea e una Salvia chamaedryoides.
Ho preferito collocare il Miscanthus in piena terra, per consentirgli di espandersi e alzarsi, la Stipa invece l’ho rinvasata a parte: la competizione radicale era stata eccessiva e l’aveva indebolita. In seguito a diversi “incidenti di percorso” l’ho purtroppo persa, ma ne avevo altre nate da seme.
Anche in questo caso non ho atteso l’autunno, ma ho lavorato nella prima parte della primavera, quando le temperature non erano alte.
Quando si effettua una piantagione in piena terra bisogna prima scavare la buca per accogliere le piante e solo in seguito svasarle, in modo da non lasciare le radici troppo esposte all’aria.
In autunno e in inverno meglio scavare la buca qualche giorno prima, creare uno strato di drenaggio, ammendare con letame e gettare un paio di pugni di concime a lento rilascio, se ne fate uso. Annaffiate e lasciate asciugare. Quando inserirete la pianta nella buca, fate attenzione che il concime non venga troppo a contatto con le radici scoperte.
Io creo diversi strati: sopra il drenaggio un cuscinetto di terriccio friabile e drenato, non concimato. Successivamente un alto strato di buona terra, ricca, drenata e ben concimata, possibilmente preparata a parte un paio di settimane prima, infine un altro strato “cuscinetto” di terriccio scarico ma di buona tessitura, ad alta componente vegetale, attorno alle radici scoperte. Eventuali integrazioni di concime minerale le inserisco quando vedo una ripresa ben avviata della pianta.
A prima vista il risultato è decisamante “pasticciato”.
In autunno e in inverno meglio scavare la buca qualche giorno prima, creare uno strato di drenaggio, ammendare con letame e gettare un paio di pugni di concime a lento rilascio, se ne fate uso. Annaffiate e lasciate asciugare. Quando inserirete la pianta nella buca, fate attenzione che il concime non venga troppo a contatto con le radici scoperte.
Io creo diversi strati: sopra il drenaggio un cuscinetto di terriccio friabile e drenato, non concimato. Successivamente un alto strato di buona terra, ricca, drenata e ben concimata, possibilmente preparata a parte un paio di settimane prima, infine un altro strato “cuscinetto” di terriccio scarico ma di buona tessitura, ad alta componente vegetale, attorno alle radici scoperte. Eventuali integrazioni di concime minerale le inserisco quando vedo una ripresa ben avviata della pianta.
A prima vista il risultato è decisamante “pasticciato”.
Tuttavia già dopo qualche settimana la pianta si assesta, anche formalmente. Questo è l’aspetto del Miscanthus nell’autunno successivo, a pochi mesi di distanza.
Ancora non al pieno della sua forma, ma in ottime condizioni e qualche pennacchio già formato.
Ancora non al pieno della sua forma, ma in ottime condizioni e qualche pennacchio già formato.
Divisione del cespo
Si tratta fondamentalmente di una tecnica di moltiplicazione, cioè di un sistema per avere più piante da un unico esemplare. Molte piante formano diversi “ciuffi” di vegetazione da un gruppo di radici compatte. Questi “ciuffi” possono essere separati per ottenere più piante, anche se più piccole.
Molte hanno cespi intricati, compatti e difficili da dividere, come il Phormium, ad esempio, altre si separano molto facilmente, come Lamium o Nepeta.
La divisione dei cespi è fondamentale per alcune bulbose e soprattutto per le piante rizomatose, che tenderebbero ad accavallarsi e soffocarsi. Agapanthus, Canna indica, Iris, devono essere periodicamente divisi, ma anche piante erbacee, come la Nepeta o gli Aster.
La Thulbaghia in foto, come da sua abitudine, aveva creato una fitta compagine di bulbetti.
Con la Thulbaghia, specie se è matura, si può essere anche poco delicati, l’importante è ricollocare i bulbi alla stessa profondità alla quale erano nel vaso.
Si tratta fondamentalmente di una tecnica di moltiplicazione, cioè di un sistema per avere più piante da un unico esemplare. Molte piante formano diversi “ciuffi” di vegetazione da un gruppo di radici compatte. Questi “ciuffi” possono essere separati per ottenere più piante, anche se più piccole.
Molte hanno cespi intricati, compatti e difficili da dividere, come il Phormium, ad esempio, altre si separano molto facilmente, come Lamium o Nepeta.
La divisione dei cespi è fondamentale per alcune bulbose e soprattutto per le piante rizomatose, che tenderebbero ad accavallarsi e soffocarsi. Agapanthus, Canna indica, Iris, devono essere periodicamente divisi, ma anche piante erbacee, come la Nepeta o gli Aster.
La Thulbaghia in foto, come da sua abitudine, aveva creato una fitta compagine di bulbetti.
Con la Thulbaghia, specie se è matura, si può essere anche poco delicati, l’importante è ricollocare i bulbi alla stessa profondità alla quale erano nel vaso.
Anche se sulle prime sembra tutto complicato e aggrovigliato, basta separare i bulbi (non necessariamente uno per uno), allinearli e fare in modo che appoggino nella nuova buca alla stessa altezza. Non rimuovete la parte verde che serve da nutrimento al bulbo.
La posizione della Tulbaghia non mi piaceva e l’ho nuovamente spostata, stavolta alle soglie dell’estate, una stagione sbagliatissima, ma con piante così resistenti si può rischiare, a patto di annaffiare durante il periodo di caldo.
Questa è la prima, timida, fioritura autunnale dopo il secondo “trasloco”.
Questa è la prima, timida, fioritura autunnale dopo il secondo “trasloco”.
E con tutto quello che avanza, non dimenticare di fare il compost!
Hai provato a rinvasare? Se hai bisogno di aiuto scrivici nei Commenti.
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Le radici che fuoriescono dai fori di drenaggio sono il segnale tipico che ci dice che ormai effettuare un rinvaso è indispensabile.
Il consiglio sempre valido è quello di rinvasare in contenitori poco più grandi del precedente. Per alcune piante con apparato radicale invadente e in generale a portamento pollonante e invasivo, non è necessario. L’Asparagus plumosus, in foto, è una delle piante più comuni in Italia. Nonostante sia considerata infestante, a me piace molto il fogliame verde brillante e fresco, e ben conoscendo la resistenza della pianta ho effettuato il rinvaso nella “stagione sbagliata”.